Il reddito di cittadinanza, chiamato anche reddito di esistenza e reddito universale, è una forma di sostegno economico che fa parte di una visione politico-economica pensata in passato da alcuni teorici.
Oltre a garantire i bisogni primari della persona, il reddito di
cittadinanza è inteso come un reddito di entità tale da consentire alle
persone di vivere in una propria abitazione e rendersi comunque autonomi
dalla famiglia. In Italia il reddito di cittadinanza viene
frequentemente confuso con il reddito minimo garantito.
Perchè in Italia non vi è questa forma di aiuto sociale ?
Come si fa a ignorare in Italia un aspetto così importante della vita di
ogni cittadino europeo? Non me ne capacito. In Italia non si sa neanche
che chi in Europa (Francia, Germania, Gran Bretagna e non solo
Danimarca, Svezia…) non guadagna abbastanza ottiene un’integrazione del
reddito, e anche chi lavora part time ottiene un’integrazione del
reddito. Poi si scopre che in Italia il reddito medio è da miseria. E
tutti si sorprendono. Ma veramente in Italia si ignora l’abc dello stato sociale? Mi pare strano da credere.Una breve ricerca su internet: ecco una parte del testo della
raccomandazione 92/441 CEE pubblicato anche sulla Gazzetta ufficiale.
Leggo: Ogni lavoratore della Comunità europea ha diritto ad
una protezione sociale adeguata e deve beneficiare, a prescindere dal
regime e dalla dimensione dell'impresa in cui lavora, di prestazioni di
sicurezza sociale ad un livello sufficiente.
Le persone escluse dal
mercato del lavoro, o perché non hanno potuto accedervi o perché non
hanno potuto reinserirvisi, e che sono prive di mezzi di sostentamento
devono poter beneficiare di prestazioni e di risorse sufficienti
adeguate alla loro situazione personale.
Poi leggo:
(12)
… il Parlamento europeo, nella sua risoluzione concernente la lotta
contro la povertà nella Comunità europea (5), ha auspicato
l'introduzione in tutti gli Stati membri di un reddito minimo garantito, inteso quale fattore d'inserimento nella società dei cittadini più poveri;
O anche
il
Comitato economico e sociale, nel suo parere del 12 luglio 1989 in
merito alla povertà (6), ha anch'esso raccomandato l'introduzione di un
minimo sociale, concepito ad un tempo come rete di sicurezza per i
poveri e strumento del loro reinserimento sociale
E dunque l’Europa raccomanda a tutti gli stati membri:
di
riconoscere, nell'ambito d'un dispositivo globale e coerente di lotta
all'emarginazione sociale, il diritto fondamentale della persona a
risorse e a prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla
dignità umana e di adeguare di conseguenza, se e per quanto occorra, i
propri sistemi di protezione sociale ai principi e agli orientamenti
esposti in appresso.
E questo significa che al reddito minimo garantito si può avere accesso
senza
limiti di durata, purché il titolare resti in possesso dei requisiti
prescritti e nell'intesa che, in concreto, il diritto può essere
previsto per periodi limitati, ma rinnovabili.
In tutti i Paesi dell’Europa questo è realtà. Non in Italia, in Grecia e in Ungheria.
Possibile
che nessuno abbia capito che quello che manca in Italia è quella
sicurezza economica che viene dalla rete dei sussidi che permette alle
persone di cambiare lavoro con relativa tranquillità soprattutto da
giovani?
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